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IL RAGAZZO E IL NONNO


di RedTales
09.07.2017    |    55.110    |    9 9.7
"Se sono arrivato sano alla mia età ormai non mi posso più prendere niente..."
Perché avesse accettato quella stupida sfida non se lo sapeva spiegare ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro. Stavano arrivando a casa di nonno Gildo e lui avrebbe dovuto…
Tutto era nato alcuni giorni prima mentre stava trascorrendo un piacevole pomeriggio con Andrea. Erano sdraiati sul lettone dei genitori e avevano fatto sesso a lungo. Quel ragazzo gli piaceva molto ed era disposto a tutto pur di tenerselo per se. Ormai erano più di sei mesi che si frequentavano e la cosa sembrava funzionare. Mancava solo un posto tranquillo tutto per loro e così dovevano arrangiarsi come capitava. Fortunatamente i suoi genitori avevano un negozio e spesso stavano fuori casa per l’intera giornata e loro ne… approfittavano, come era successo quel giorno. Erano rilassati, sdraiati vicini e si toccavano reciprocamente. Tra poco si sarebbero dovuti rivestire. Suonò il telefonino e, vedendo che era Giulio rispose, forse per dargli un po’ di fastidio. Infatti lui fece il geloso e si scostò borbottando che non gli piaceva e che non capiva perché ci tenesse tanto a quello li.
Finita la telefonata ritornò sul perché avesse risposto. Discussero un pochino della cosa quando, improvvisamente, se ne venne fuori con questa frase: “se mi ami veramente mi devi dare una prova d’amore. Una di quelle cose che non si farebbero mai se non per amore di un altro.”
Ancora non capiva dove volesse andare a parare ma immaginò subito quale poteva essere la richiesta e replicò secco: “se pensi di farmi scopare da un altro tuo amico ti sbagli. Gildo mi è bastato e non ne voglio più sapere di altri ragazzi. Io voglio te e solo te!”
“Vedi, non capisci. Se questo lo hai già fatto, che prova sarebbe...”
“Stronzo!”
“Dai! Ti ho detto che è una prova che non si farebbe così...”
“Cosa vuoi? Vuoi che mi faccia prete?”
“No! Pensavo più ad un qualcosa che non potrebbe mai capitarti nella vita...”
Dopo un po’ di tira e molla gli espose quale sarebbe dovuta essere la prova definitiva per dimostrargli che lo amava: avrebbe dovuto fare “il gentile” con il nonno di Giulio.
“Ecco, sempre Giulio! Vedi che c’è sempre Giulio di mezzo tra di noi! E poi cosa vuoi dire fare il gentile? Vuoi che mi faccia scopare anche da suo nonno?”
Andrea, sorridendo candidamente gli disse di si, spiazzandolo.
“Che stronzo che sei! No! Piuttosto vado via!”
Invece restò e, coccola dopo coccola, bacino dopo bacino, riuscì a convincerlo: “in fondo ha settantatre anni, cosa vuoi che faccia! Ti toccherà, magari dovrai succhiarglielo, sempre che gli tiri ancora. Per me questa è la più grande prova che puoi darmi per dimostrarmi che mi ami...”
Alla fine accettò ma si volle far promettere che dopo tra di loro non si sarebbe mai più infilato nessuno. Solo loro due.
Giulio guidava e Andrea era seduto al suo fianco. Lui era dietro. La macchina si fermò davanti alla casa. “Io aspetto qui” disse Andrea mentre Giulio lo accompagnò fino davanti all’ingresso indicandogli quale campanello suonare. Anche durante la strada non gli avevano detto molto ed rimanendo sul vago. Questo gli dava un po’ di ansia perché non sapeva che situazione si sarebbe trovato davanti.
Quando si aprì la porta vide un arzillo vecchietto che gli sorrideva: “si… Chi sei?”
“Sono Lorenzo” e pensò: “andiamo bene. Non sa nemmeno chi sono…”
“Ah! Si, Lorenzo. Mi ha detto che venivi. Vieni, vieni, entra. Sai, non ti facevo così giovane.” E, cercando quasi di non farsi sentire aggiunse, a bassa voce, che suo nipote gli porta sempre persone… di una certa età.
Gli offrì da bere e poi, sempre con una naturalezza disarmante gli chiese se sapesse perché era li.
“Si, Giulio mi ha detto di essere… gentile con lei.”
Rise. “Sempre lo stesso Giulio, non riesce mai a chiamare le cose con il loro nome. Ma tu hai capito che sei qui per scopare?”
“Accidenti, sarà vecchio, ma sa bene cosa vuole”, disse tra se mentre gli fece di si con la testa.
“Ah! Bene, mi piace… la carne fresca e tu sembri proprio un bocconcino prelibato. Certo che oggigiorno cominciate sempre più presto a fare sesso voi ragazzi… Ma quanti anni hai?”
“Ventuno.”
“Che meraviglia. Dai, dai, spogliati e fammi vedere come sei messo...”
Sentirlo dire da quel vecchietto gli sembrava quasi inquietante e aveva anche una mezza idea di andare via, ma era anche un po’ curioso di vedere cosa sarebbe successo e così si tolse tutti i vestiti.
Gildo si passava la lingua tra le labbra e si fregava le mani nell’osservarlo, iniziando a toccarlo e a leccarlo a piena lingua dappertutto. Sentiva le mani secche e ruvide rovistargli ogni angolino e sentiva l’umido della saliva scorrere lungo la schiena. Gli sembrò che lo stesse quasi assaggiando, ma lo lasciò fare. Lo osservò mentre si dava quel gran daffare, notando che era alto quasi come lui ma decisamente più magro.
“Vieni, vieni, andiamo di la che stiamo più comodi...”
Lo condusse in camera e, dopo essersi seduto sul bordo del letto lo invitò ad aiutarlo a spogliarsi.
Si ritrovarono entrambi nudi. Il vecchio gli chiese di avvicinarsi e iniziò a succhiargli l’uccello con avidità mentre lo accarezzava con le mani. Si staccò solo dopo avergli fatto avere una bella erezione.
“Adesso me lo ciucci tu. Io mi sdraio e tu ti dai da fare. Se sei bravo poi te lo metto tutto nel culetto… E’ per questo che sei venuto, no?”
Non rispose ma si sdraiò vicino, guardò la dotazione che non sembrava male e iniziò a giocarci, un po’ con le mani e poi con la bocca.
“Girati, girati meglio che ti voglio toccare il culo...”
Lo accontentò e si ritrovò quasi subito le dita che, ben lubrificate di saliva, si misero ad allargargli il buchetto e a penetrarlo. Pensò che ci sapeva fare e si concentrò su quell’uccello contornato da folti riccioli bianchi. Sapeva di buono e, sapientemente lavorato da quella boccuccia, in breve si allungò di parecchio, anche se non si ingrossò di molto. In compenso divenne durissimo.
“E’ pronto. Sento che è pronto. Anche il tuo culetto è pronto.” Fece una pausa e riprese: “sai, con gli anni non riesco a fare tutto quello che voglio, ma se ti metti alla pecorina mi sistemo dietro di te in piedi e ti riesco a scopare bene”.
Si, quel vecchietto era pieno di sorprese e si comportava e parlava come se fosse un ragazzo.
Provò a chiedergli se si metteva un preservativo ma gli rispose che: “ma cosa vuoi che metta. Se sono arrivato sano alla mia età ormai non mi posso più prendere niente. Ma tu sei sano?”
“Si, si! Certo che si! Lo dicevo per lei...”
“Dai, smettila con quel lei, sono Gildo. Per te Gildo e basta e… dammi del tu. Non vorrai mica che mi metta a scopare uno che mi da del lei?”
Rise mentre Lorenzo lo guardò sorpreso.
Comunque si mise sul bordo del letto come voleva. Gli guardò di nuovo tra le gambe. Aveva proprio un cazzo lungo, forse una ventina di centimetri, ma sottile. Lo sentì sputare alcune volte e poi si trovò quel lungo pisello che gli scorreva tra le chiappe come per annunciarsi. Andava su e poi scendeva e quindi risaliva. Ci giocò parecchio prima di puntarlo bene nel posticino giusto e farsi strada nella sua rosellina che si aprì immediatamente per riceverlo.
Certo che per i suoi anni ci sapeva proprio fare. Lo aveva impalato al primo colpo e si era conficcato dentro con disinvoltura.
“Lo senti? Sono dentro a metà… Se non ti fa male entro tutto...” Detto questo spinse ancora e gli si appoggiò con il pube sul culetto, i peli schiacciati contro. Non era grosso ma lo sentiva da quanto era dentro.
“Tutto bene?”
Fece di si con la testa, nuovamente sorpreso da tanta delicatezza.
“Adesso comincio e...”
Il bacino iniziò ad allontanarsi e ad avvicinarsi con un bel movimento. Lo percepiva proprio tutto, soprattutto quando arrivava in fondo e gli sembrò piacevole. Continuò con calma e lentezza per un bel po’ prima di dirgli che era stanco ma che ci voleva ancora molto per… venire. Gli chiese di cambiare posizione. Si sdraiò a pancia in su e Lorenzo gli si accovacciò sopra. Adesso doveva muoversi lui e il ritmo si fece più rapido. Non voleva farlo vedere, ma gli stava piacendo, e parecchio, non ancora da orgasmo, ma era decisamente bello, soprattutto perché lo sentiva piantarsi molto in fondo e ogni volta che arriva era una botta di piacere e qualche gocciolina gli si era già formata sulla punta del glande.
Gildo continuava a fissarlo senza dire nulla ma gustandosi le sensazioni che quel ragazzo sapeva procurargli.
Quando gli afferrò l’uccello con la mano iniziando a masturbarlo Lorenzo capì che non sarebbe durato molto e provò a dirglielo ma lui gli sorrise aggiungendo, per tutta risposta, di pensare solo a godere: “cosa vuoi che sia se schizzi… Alla tua età lo puoi fare tre, quattro volte. Vorrà dire che poi te lo ciuccio per fartelo tornare duro e ricominci… Sono io che devo farmela bastare una volta perché dopo che sono venuto non me lo tira su neanche una gru.” E rise ancora.
Si, era proprio forte e, sospirando come una ragazzina alle prime armi, gli schizzò il suo saporito sperma sul petto e sulla pancia.
Continuò a muoversi, anche se, nel momento del piacere, spezzò il ritmo.
Un altro quarto d’ora più tardi era stanco anche lui, un po’ per la posizione, un po’ per la rapida cadenza che aveva tenuto fino ad allora.
“Sei stanco? Aspetta, vieni ci mettiamo la che ti è più comodo.”
Si spostò su una specie di tavolino che c’era in fondo alla stanza, sembrava quasi un lettino, alto e stretto. Il cazzo era ancora perfettamente duro e svettava perpendicolare al corpo. Lo invitò a scavalcarlo e a rimetterselo nel culo.
“Questo è all’altezza giusta. Tu resti in piedi col cazzo piantato nel culo e devi solo piegare un po’ le ginocchia per scoparti. Funziona benissimo e puoi continuare fin che vuoi.”
Lo fece ed effettivamente quella posizione era perfetta e si ritrovò l’asta tutta dentro mentre restava quasi dritto in piedi e, piegando le ginocchia, riusciva a fare sesso in un modo perfetto. Continuò una buona mezz’ora, sudando come una fontana mentre Gildo, comodamente sistemato, spostava le mani su di lui, toccando, pizzicando e titillando tutto quello che poteva raggiungere. Riuscì anche ad infilargli delle dita in bocca per farsele succhiare. Ovviamente dedicò parecchio tempo anche alla masturbazione che, anche questa volta, produsse, anche se con minor quantità, un bel getto sempre sulla pancia.
Quando smise di toccarlo, iniziando a fare dei profondi respiri Lorenzo capì che era prossimo. Provò a muoversi di più ma, con un deciso sospiro dicendogli che stava venendo, lo invitò a fermarsi perché già così stava godendo tantissimo.
“Ecco, fermati, tutto dentro, tutto. Gira, giralo, fallo girare in tondo. Tutto dentro. Si, così. Mh! Che bello. Che scopata. Che culo. Per la tua età sei bravo. Ti manca ancora un po’ di tecnica ma sei bravo. Si, un bravo scopatore...”
Gli sorrise. Fece per muoversi ma lo fermò: “fermo. Stai fermo così. Mi piace sentirlo ammosciarsi dentro. Aspetta. Quando lo senti tutto giù ti levi.”
Ci volle parecchio prima che gli dicesse di togliersi e quando lo fece, scavalcandolo, si sentì un suono come di una ventosa che si stacca e una buona dose di liquido gli colò lungo le gambe.
“Si, ne faccio ancora tanta. Meno di una volta, ma due dita di bicchiere le faccio ancora...”
Restò al suo fianco, asciugandosi con la mano prima che gli indicasse un asciugamano appoggiato su un mobiletto li vicino.
Come si fu pulito, Gildo, che non si era ancora mosso da quel lettino, gli prese la mano e gliela portò sul pene. Era zuppo di liquidi, piccolo e moscio e la punta, completamente scappellata, era di un colore rosso fuoco.
“Adesso ho solo voglia di stare un po’ tranquillo a letto. Vieni, stendiamoci. Lo volle sdraiato accanto e riprese a toccarlo e, appena lo sentì crescere, a masturbarlo con la mano.
“Mi piaci, ti lasci fare… Vediamo se facciamo la terza, magari questa volta mi vieni in bocca… Avvisami quando sei pronto...”
E continuò, parlandogli di tante cose e raccontandogli sprazzi della sua vita, a menarlo, senza mai fermarsi.
“Si, ci siamo, tra poco vengo di nuovo...”
“Presto, vienimi sopra. Dai muoviti, scavalcami… su bene...”
Gli mise le gambe attorno al collo e il cazzo in bocca e lui lo succhiò con forza assaporando quel poco di umore che riuscì a versargli sulla lingua. E si fermò solo dopo aver inghiottito tutto e sentito quel duro paletto diventare nuovamente un morbido salsicciotto. Solo allora lo sputò.
“Hai visto, ne hai fatte tre. Ti è piaciuto?”
Gli sorrise sedendosi di fianco: “si, sei bravo. Mi hai fatto venire tre volte e mi è piaciuto tanto.”
Quindi, con un velo di tristezza aggiunse: “tante volte il mio ragazzo non mi fa venire nemmeno una volta. Quando è venuto lui… si ferma. O faccio da solo o… me la tengo...”
Ovviamente si riferiva alla voglia.
Restò pensoso e poi sentì che il respiro dell’uomo si era fatto pesante. Lo guardò, si era addormentato. Si piegò sopra di lui e, sollevato il pisello con la mano, se lo mise in bocca e lo gustò. Ma, anche dopo un bel po’, nonno Gildo continuava a sonnecchiare.
Smise, andò in bagno a sistemarsi alla meglio e si rivestì. Gli diede un’ultima occhiata e dopo avergli lasciato un foglietto sul comodino, se ne andò.
Aveva scritto: -caro Gildo, sono arrivato insicuro e dubbioso, aveva anche pensato di andarmene, ma poi mi hai sorpreso. Il tuo spirito giovane e la tua voglia da vero porcellino mi ha fatto godere e anche tanto. Spero di averti dato solo una parte di quanto tu hai dato a me. Mi sei piaciuto e, se sei contento, sarei felice di ritornare a trovarti. Magari mi racconti ancora qualche storia e mi fai sentire di nuovo così a lungo il tuo pisello nel culetto. Questa volta però non diciamo niente a Giulio. Mi sono scritto il numero del tuo telefono fisso e proverò a chiamarti domani. Un bacio al mio caro… nonnino.-
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